I VALORI CHE GENERANO VALORE
Il mondo cambia è un dato di fatto, ma mai alla velocità con cui lo fa oggi. Insieme al mondo cambiano anche l’economia e il lavoro. La contingenza storica, poi ha reso ancora più evidente la necessità di una svolta radicale sia dell’economia sia del lavoro. Le settimane di isolamento hanno fatto emergere e portato alla luce, una serie di concetti e dinamiche che già da tempo serpeggiavano in ambito economico: sono i valori a dare vero valore, ad un prodotto o un servizio, che è fatto da “uomini” per gli “uomini” (nel senso più ampio di genere umano ovviamente).
Etica, equità, sostenibilità, rispetto, coerenza, sono solo alcuni dei concetti che potrebbero risuonare nei documenti che riportano, con parole spesso altisonanti, “I Valori Aziendali”. Oggi non bastano più parole ben scelte e impaginazioni accattivanti, quei valori, qualsiasi essi siano, devono vivere nell’azienda e nei suoi prodotti. Le multinazionali, così come i singoli liberi professionisti, sono chiamati non solo a definire l’orizzonte valoriale con cui intendono operare, i valori aziendali devono essere definiti, ma anche condivisi ad ogni livello dell’organizzazione. I valori aziendali vanno comunicati dento e fuori l’azienda, ma non solo comunicati, vanno incarnati e vissuti.
Perché i Valori Aziendali sono diventati così determinanti?
Perché nel nuovo contesto socio/economico che si sta delineando, saranno i valori a definire i tratti distintivi di un marchio, di un prodotto e di un servizio, e quindi a determinarne il successo.
Un orizzonte economico in cui lo scambio di benefici dovrà essere reale e non solo “promesso”. Rimane assodato che un prodotto deve essere efficace o efficiente (rispetto al suo fine), ma anche qualitativamente accettabile, conveniente, pratico, semplice da usare, comodo o affidabile, a seconda dei casi, così se si parla di persone, rimane irrinunciabile la competenza tecnica nel proprio ambito di lavoro di riferimento. Nel mercato del futuro però avranno altrettanto peso Umanità e Responsabilità, soprattutto in ambito Sociale, nel senso più ampio di bene comune.
Ricerche recenti rilevano che i più giovani, orientano le loro scelte di consumo verso quei prodotti che hanno un significato, che incarnano un perché e non semplicemente perché sono sul mercato o perché sono promossi con la giusta campagna pubblicitaria. Le preferenze si spostano verso quei prodotti/marchi che esprimono e offrono un contesto di valori condivisibili e che creano quindi appartenenza ad un progetto comune.
In ambito nazionale, se da un lato è ancora ampio lo scetticismo nei confronti delle aziende che palesano il loro impegno sociale, perché è difficile distinguere quanto sia reale o utilitaristico, dall’altro gli italiani abbandonano un prodotto o un marchio, nel momento in cui emerge mancanza di coerenza tra i valori dichiarati e la realtà.
Nell’Economia Sferica, come la definisce Di Montigny, bene comune e profitto coesistono e si equivalgono, perché lo scambio è tale solo se produce benessere e prosperità per le parti coinvolte, senza perdere di vista la globalità.
In questo contesto diventa inoltre fondamentale la “relazione”, la costruzione di un rapporto reale individualizzato, basato su un flusso costante di comunicazione, di informazione ed ascolto. Non basta più diffondere messaggi generici, ma coltivare relazioni.
In senso lato, non solo le persone per essere competitive nel mondo del lavoro, devono saper padroneggiare le “Soft Skills”, ma le stesse competenze, in un qualche modo, devono essere applicate ed espresse anche dalle aziende. Come fare quindi? Formando le persone, che sono coinvolte in prima persona nell’azienda. Non basta più vendere, ma bisogna saper creare relazioni con i clienti, per esempio.
Vuoi formarti? Scopri di più su SALES FORCE, il percorso di formazione professionale.