Sei una persona creativa?
Molti di noi rispondendo di getto e rapportandosi ai canoni comuni e condivisi di creatività, probabilmente risponderebbero: no. Potrebbe essere un problema, visto che la creatività è tra le 10 soft skills più ricercate nel mondo del lavoro secondo il World Economic Forum. La buona notizia? La creatività, come le altre soft skills, può essere coltivata e aiutata. La creatività è un processo, che ha bisogno di essere attivato e alimentato, che parte da una domanda, anzi è la domanda, quella giusta da cui prende vita un percorso destinato a concludersi in maniera positiva.
In un mondo dell’economia e del lavoro che cambiano repentinamente, cosa ci permette di non perderti, di non perdere treni importanti, di rimanere al passo? Tenere aperta la mente, mettersi in ascolto, condividere e non da ultimo fare in modo che l’apprendimento non sia un momento della vita ma un impegno quotidiano.
Tra le competenze da approfondire e coltivare al primo posto si trovano senza dubbio le soft skills, quelle qualità personali, relazionali, emotive, applicabili in maniera trasversale in ogni ambito della vita, ma particolarmente ricercate nell’ambito del lavoro.
In questo contesto andiamo a delineare che cos’è la creatività? Cosa significa, come si applica e soprattutto come si implementa la creatività?
La creatività è il lavoro della fantasia, o meglio l’applicazione della fantasia. Un percorso diverso da quello della logica legata prettamente all’operatività, ma che non è nemmeno fantasticare.
La creatività è il lavoro che fai immaginando, osservando ciò che fino a questo momento tutti pensavano impossibile, ma per il quale tu intuisci una soluzione. La tua parte creativa in azione, quella parte di te che non usa la vista ma la visione, non segue la logica ma il cuore, l’istinto, quella parte che è in grado di non fermarsi al visibile, ma va oltre.
La creatività è quella capacità fondamentale che ti permette di renderti conto se le domande che ti stai facendo sono quelle giuste o se invece possono essercene di diverse.
Una prerogativa essenziale in questo preciso momento storico, anche perché complementare ad un’altra soft skills importante come il pensiero critico, e quindi propedeutica al problem solving.
Andando nella pratica se i presupposti sono sbagliati, qualsiasi soluzione si metta in atto risulterà se va bene poco efficace. Se ti poni le domande sbagliate o non complete, le analisi saranno falsate, viziate sin dall’inizio e quindi la fase operativa prenderà una direzione diversa da quella utile. Non chiederti solo quale sia il problema, ma per esempio da dove ha avuto origine.
Cosa alimenta la creatività? L’azione. Non puoi essere creativo se stai fermo, se fai sempre le stesse cose, frequenti le stesse persone, gli stessi posti. Anche nella ruotine è importante variare, magari percorrere strade diverse per andare nello stesso posto o anche solo indossare qualcosa di nuovo o in maniera nuova per fare quello che si fa sempre. La novità tiene alta la “tensione emozionale”, ogni esperienza, ogni cosa che si impara, che si prova, vede, ogni persona che si conosce, sarà prima o poi utile.
Se da un lato abbiamo conosciuto quali sono i cibi preferiti della creatività, dall’altro però dobbiamo essere consapevoli che esistono situazioni che sono un vero veleno per lei, in particolare ne descriviamo sette.
Al primo posto tra i nemici della creatività troviamo la mania di “controllo”. Sia ben chiaro il controllo è importante, fondamentale, ma non se diventa ossessivo, perché limitante. Il controllo esasperato limita le possibilità di percorrere strade diverse.
L’esigenza di controllo è spesso legata ad un altro nemico della creatività che è “l’ansia di sbagliare”, la paura del fallimento, di essere tacciati per perdenti e isolati. Ma è inevitabile, difficilmente si impara a stare in piedi senza cadere, o ad andare in bicicletta senza sbucciarsi almeno una volta le ginocchia. Non sbagliare è impossibile, lo sbaglio è una componente della crescita, l’importante è cercare di limitare gli errori.
Se è vero che la paura frena, è altrettanto vero che anche la foga, l’euforia, l’agonismo esasperato, “l’eccesso di adrenalina” in maniera completamente antitetica, portano allo stesso risultato. Se davanti ad un bilancio disastroso cominci a vedere rosso come un toro, non riesci ad essere creativo. L’ essere concentrati sulla soluzione, sul fare, non lascia spazio alla creatività perché mentre fai non immagini.
Quarto comportamento da evitare per una creatività in salute è ”l’isolamento”, che non significa solo no fare gli eremiti, ma anche rimanere solo con chi ci è simile, frequentare e confrontarsi solo con chi sappiamo la pensa come noi. Se cerchiamo solo il consenso o la conferma alle nostre idee, non ne svilupperemo mai di nuove.
Come qualsiasi relazione la creatività ha bisogno di passione. “Apatia e inerzia” sono infatti le altre nemiche della creatività. Quando la passione si spegne si è bloccati, ci si ferma, non ci sono idee, si sta in un luogo qualsiasi non perché ci si vuole stare, ma solo perché si ha paura di andare altrove. Tutto questo vale in ogni ambito dalla vita privata come in quella professionale. Fare lo stesso lavoro con competenze nuove potrebbe essere utile per tenere viva la passione.
Blocca la creatività tanto quanto l’apatia il “pregiudizio”. Il pregiudizio è sempre in agguato, e se esiste un pregiudizio esiste una chiusura. La creatività si nutre di diversità, di varietà, di novità. Davanti al nuovo dobbiamo imparare a non farci sopraffare dal pregiudizio e a gestirlo, dando spazio alle possibilità, cercando di capire e fare tesoro di tutta la ricchezza, o insegnamenti, che sono racchiusi nel diverso da noi o dal nostro pensiero.
Ultimo, ma non meno importante, troviamo il “pessimismo”. Quando siamo convinti che le cose andranno male, non ci impegniamo a trovare soluzioni. Ecco perché non è retorico il richiamo costante al pensiero positivo, a cercare il risvolto positivo in ogni situazione, perché alimenta la creatività, la voglia di rendere le cose migliori o solo diverse.
Quindi si spazio alla fantasia, ma ancora meglio nutriamo la nostra creatività, alleniamoci a vedere oltre lo status quo, alle situazioni per immaginare e poi costruire il nostro futuro migliore.
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